Il mare sotto non ti dà nessuna stabilità, equilibrio, sicurezza soprattutto quando, come oggi, è agitato dalle correnti e dal vento. Cammini per i ponti della nave come un ubriaco, senti i muscoli muoversi più del dovuto nel cercare di mantenerti dritto, e gli organi che sbattono tra di loro al tuo interno. Dopo un po' ti abitui, ma mai del tutto, cercando di fare altro per distrarti, con estrema fatica. Come te le altre persone cercano di fare lo stesso, con scarsi risultati. Forse è per questo che i bar delle navi sono così grandi, o che ci sia una sala cinema o ancora un tipo nella sala grande a fare piano bar e cantare qualche canzone per poi andarsene anche lui dopo poco più di mezz'ora, quasi ignorato dagli sguardi dei passeggeri fissi su un punto, quasi a voler raddrizzare il mare con la forza del pensiero. Sul treno, che spesso fa anche viaggi che durano di più, non se ne sente il bisogno. Sulla nave si. Andare nei ponti esterni non è di nessun piacere. Il mare appare nero e scuro tutto intorno, il fumarsi una sigaretta è più una necessità di tenersi impegnati o un pretesto per non rimanere sempre sottocoperta ma, ancora, non è di nessun piacere.
Accetti il lento passare del tempo con una mansuetudine sconosciuta nella vita normale. Una volta preso il mare non puoi fermarti, non puoi tornare indietro fino a quando non hai toccato terra, e se stai male non puoi farci niente e ne sei consapevole da quando i motori si accendono sotto di te e le vibrazioni iniziano a propagarsi attraverso le cose, producendo un fievolissimo suono di fondo costante e caotico che però si fa notare quando parli con le persone, quando ti rendi conto che il tuo modo normale di parlare non basta per farti sentire anche se ancora non c'è bisogno di alzare la voce.
Il mare ti toglie la convinzione di riuscire ad avere il controllo anche delle cose più semplici.
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